Il malessere sociale si diffonde tra i ceti popolari e gli annunci che arrivano dalle “istituzioni” non sono certo tranquillizzanti. Chi si è arricchito facendo mercato di tutto, diritti compresi, non curandosi delle disuguaglianze e degli imbarbarimenti delle relazioni sociali che andava seminando, si sottrae alle sue responsabilità e organizza una guerra contro i poveri a colpi di licenziamenti, precarietà, taglio della spesa pubblica e nuovo autoritarismo. In più, mette nelle mani di generali che hanno già agito fuori dalla norma dell'art.11 della Costituzione, un armamentario di guerra e di morte costosissimo. Sono risorse pubbliche che andrebbero utilizzate per garantire i diritti, alla casa, al lavoro, alla scuola, alla previdenza.
sabato 13 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
ATTI DI FORZA
Dovremmo ringraziarlo per la sua franchezza. Dire di noi che “imbrattiamo edifici storici e strumentalizziamo l'emergenza abitativa” è una folgorante sintesi delle ragioni che ci hanno indotti a chiedergli le dimissioni da assessore. Richiesta che ovviamente reiteriamo. Negarci il ruolo di interlocutori, dopo mesi e mesi di ragionevoli tentativi di dialogo da parte nostra, e negare al tempo stesso fin l'esistenza di un problema delle abitazioni in città, è un comportamento irricevibile.
In questa luce surreale le sei famiglie che “occupano” in via Allende, nonché le undici colpite da sfratto che tra giorni non sapranno dove andare, appaiono come turisti svogliati che non apprezzano le bellezze della città, mentre le seicento famiglie in graduatoria Atc appaiono come pazienti imbecilli che aspettano la manna dal cielo (il federalismo fiscale). Un comportamento davvero irricevibile, che delegittima i cittadini che hanno condiviso le scelte della nostra associazione o le hanno accompagnate con altre scelte di difesa dei diritti costituzionali.lunedì 1 novembre 2010
FAMIGLIE SOTTO SFRATTO FAMIGLIE CHE CERCANO CASA FAMIGLIE CHE CERCANO DI RICOMPORRE LEGAMI SOCIALI ROTTI DALLA “CRISI”
Altre undici famiglie dell'associazione (Coordinamento Asti-Est) sentono la minaccia dello sfratto sempre più vicina. Dopo numerosi rinvii dell'esecuzione e in assenza di una alternativa che non sia la dispersione della famiglia tra amici, parenti e dormitori o peggio il ritorno a casa in altre regioni del mondo, il “che fare” ormai si impone. Quando si dice undici, si parla della punta di un malessere sociale vastissimo, che si diffonde attraverso la precarietà del lavoro e del reddito, e che si amplifica nella mancanza di alternative.
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