I nostri abituali interlocutori istituzionali hanno disertato il Convegno senza neppure un cenno di scuse. Assenti Provincia, Comune, Asl, Atc, l'opposizione politica in Consiglio Comunale. Unica eccezione la Prefettura, che ci ha inviato una lettera con una espressione di rammarico a cui abbiamo ovviamente creduto. A riprova, nella serata di venerdì, erano presenti un viceprefetto, un vicequestore, e persino un ufficiale giudiziario. La circostanza abbiamo voluto annotarla subito perché descrive lo stato delle relazioni (ad Asti), tra Coordinamento delle associazioni e interlocutori istituzionali, di cui abbiamo fatto esperienza durante l'intero ultimo ciclo di azioni in difesa del diritto all'abitare (da luglio del 2009 ad oggi). La circostanza, che fino a ieri ci sembrava paradossale, è stata segnalata anche al Convegno da alcuni relatori venuti da realtà metropolitane molto più impegnative della nostra e costituisce dunque un problema che si aggiunge ai numerosi altri messi nell'agenda del Convegno.
Nella serata di venerdì, come da programma, la parola l'hanno avuta prevalentemente i militanti del movimento di lotta per il diritto alla casa convenuti da Roma, Torino, Alessandria, il portavoce del movimento “Stop al consumo di territorio”, nonché ovviamente i militanti del Coordinamento delle Associazioni di Asti, che hanno promosso il convegno. L'orientamento generale di questi ultimi, vale a dire il giudizio sulla gravità della crisi sociale e entro questa della gravità senza precedenti del problema della casa, nonché la necessità di dare più potenza all'azione sociale su tutto il territorio nazionale, sono state largamente condivise pur con specificazioni, importantissime perché dettate dall'esperienza, di cui diamo una sintesi nel seguito della presente nota.
Gli interventi di rappresentanti istituzionali chiamati a Convegno, svolti prevalentemente nella mattinata di sabato, sono stati interessantissimi non solo per gli approfondimenti sulla questione delle requisizioni e sui risultati, peraltro assai modesti, conseguiti attraverso le ormai tradizionali forme di dialogo con il movimento di lotta (tavoli, incontri pubblici ed altro). In più, è stata sottolineata, verrebbe da dire senza se e senza ma, la sostanziale impermeabilità delle istituzioni pubbliche, quelle in cui prende forma, la democrazia di questo paese, in questo particolare momento storico, alle istanze dei movimenti e di tutte le azioni di “cittadinanza attiva” nonché il prevalere di una cultura mercantile “naturalmente sorda” ad ogni valore o progetto che non si armonizzi a quella. Dunque, anche i rappresentanti istituzionali che hanno preso la parola (il Presidente del IX Municipio di Roma, un consigliere regionale della Liguria) hanno implicitamente ed esplicitamente sottolineato la necessità di dare più potenza, dunque più capacità di analisi e di intervento, all'azione sociale.
In quanto a quest'ultima, che è stata l'argomento principale delle due giornate di Convegno, l'approfondimento ha preso le mosse dalle esperienze di ogni realtà di lotta e di azione, passando all'esame ogni modalità di azione, di relazione tra i soggetti che l'hanno mossa, dei contesti sociali più o meno collaborativi, dei risultati conseguiti, non solo rispetto agli sfratti respinti, alle case occupate, agli alloggi sottratti alla speculazione immobiliare, a quelli contrattati con gli enti pubblici, ma anche rispetto alla necessità di accrescere la coesione, la densità e rappresentatività sociale, le capacità di relazione più ampia nel territorio di tutti i soggetti, individui o collettivi, che in questo momento agiscono in difesa del diritto alla casa di persone e famiglie in carne ed ossa.
Anche l'idea di una politica della casa, che opponga diritti alla filantropia, spesso venata di xenofobia, come il caso di Asti, degli assessorati ai Servizi Sociali e delle relative giunte, deve attraversare questo movimento se non vuole trasformarsi in chiacchiera elettorale, in discorso che passa vicino ai fatti senza vederli. Anche l'intervento del rappresentante di una associazione (Alisei), che progetta e accompagna progetti di auto-costruzione, in situazioni sociali più protette dalle estreme conseguenze della crisi sociale in atto, ha condiviso queste analisi e ha messo in evidenza la necessità di una risposta che accentui la responsabilizzazione, le capacità di autogestione e di relazione dei singoli all'interno dei collettivi, anche di una semplice cooperativa in cui i soci decidono di farsi la casa e di amministrarsela.
Il nesso tra speculazione immobiliare e sue forme, consumo di una risorsa scarsa come il territorio, azzeramento del diritto alla casa e di ogni forma di democrazia partecipata, ha avuto ovviamente spazio in tutta la parte analitica degli interventi, istituzionali o di movimento che fossero. Ma l'intervento del portavoce del movimento Stopo al consumo di territorio (il cui obiettivo principale sembra sia stato condiviso dalla Provincia di Torino, proprio durante le ore del Convegno) ha aperto lo scenario possibile, auspicabile, e in Asti appena sperimentato, di un intreccio delle esperienze di movimento.
Nella riunione conclusiva tutti questi aspetti della discussione non sono venuti ovviamente a sintesi, perché troppo complessi e soprattutto perché adesso vengono vissuti come domande aperte e come necessità di una interlocuzione e pratica sociale molto più ampie di quelle rappresentate al convegno di Asti. L'idea di una giornata nazionale di azione in difesa del diritto all'abitare, proposta dal Coordinamento delle associazioni di Asti, è stata rimandata ad una interlocuzione più ampia. Un primo momento in cui riproporla potrebbe essere il Convegno promosso dal movimento di lotta per la casa di Firenze per il 12-13-14 in quella città (rappresentanti peraltro impossibilitati, anche se invitati, a partecipare al Convegno di Asti).
L'idea di momenti di mutuo soccorso tra le realtà di movimento regionali (Asti, Alessandria, Torino), e di relazioni stabili tra le stesse, dovrà passare in breve tempo dalla teoria alla pratica, non solo per mantenere l'azione saldamente radicata al territorio e a forme di democrazia diretta e partecipata, ma anche per la specificità politica dei rappresentanti istituzionali del Piemonte (la Lega). Si dovrà tra l'altro fare un approfondimento della nuova legge regionale sull'erp (il testo di un emendamento presentato dalle opposizioni è stato letto al Convegno) che sostituisce la 46/95, scambiare esperienze sul lavoro agli sportelli (tutte le associazioni ne hanno aperto almeno uno) e riflessioni sul lavoro in generale.
Tutti i rappresentanti di movimento e istituzionali che hanno partecipato al convegno di Asti saranno al più presto in relazione attraverso una mailing-list. Per quanto riguarda Il Coordinamento delle Associazioni di Asti, sarà messa in discussione subito una forte azione pubblica, di denuncia e di proposta, resasi necessaria vista l'impossibilità di proseguire un dialogo truccato, come quello fin qui condotto dall'Assessorato ai Servizi, vista la necessità di bloccare gli sfratti già programmati compresi quelli delle convenzioni scadute e non rinnovate, vista infine la sterilità del confronto su altri tavoli con altri enti pubblici per l'uso sociale di edifici dismessi.
Vale la pena infine di annotare la funzionalità e utilità sociale della struttura che ha ospitato il Convegno. Il nome della struttura, Casa del Popolo, scelto non a caso dall'associazione che la gestisce (“A Sinistra”, una delle promotrici del Convegno), rimanda l'eco degli esordi del movimento popolare protagonista del secolo appena trascorso, e ne ripropone le ragioni e le passioni, nella pratica di un nuovo inizio. (Essendo questo testo composto durante una amabile conversazione, attorno ad un tavolo, proprio alla Casa del Popolo, alla ristorazione e al servizio, il particolare impegno di Luca, Oreste, Samuele, Egle, Kouci e consorte).
Coordinamento Asti-Est, Associazione Amal, Varie&Eventuali, AISAP, Collettivo Sherwood, Associazione A Sinistra, Cobas Asti, Forum Sociale, Tempi di Fraternità, Psichiatria Democratica.