Molte esperienze aggregative, ispirate ai valori e alle promesse della Costituzione del 48, hanno attraversato questi spazi, talora domiciliandovi. Non a caso. Qui si respira una storia di famiglia, di quelle che legano sentimentalmente le generazioni. Il nome ben in vista sotto l’arcata di ingresso “Santa Libera”, rimanda ad una vicenda di dissidenza comunista del 900, quando la dissidenza non era mai l’impennata di qualche singolo, ma l’accreditarsi consapevole di una comunità di “liberi ed eguali”, vale a dire l’accesso alla Politica, quella della sovranità popolare. In quel caso, l’episodio ha arricchito, con altri, un confronto politico sottotraccia, che è giunto fino a noi ed ha alimentato la letteratura accademica e militante che va sotto il titolo, la “Resistenza tradita”.
Una storia che è finita, diciamocelo. Come la grande storia del “secolo breve”, in cui è inclusa. Ma quella del secolo non è finita “a tavolino”, nel corso di un confronto più o meno aspro nei toni, bensì in un processo politico e sociale, aspro di conflitti, meno aspro nei compromessi e infine concluso con la vittoria, senza fare prigionieri, di chi ha sempre sostenuto le “ragioni” del capitale, che è quel particolare rapporto sociale, e storico, in cui vengono messi “a valore” il lavoro e adesso, se possibile, la vita biologica stessa.
Quella storia del secolo, nel 2006, anno di apertura della Casa del Popolo, era già agonizzante. Però, come tutte le storie vere, ha lasciato memoria di sé, rimpianti, ferite, conti aperti. Ha lasciato delle tracce e da quelle, nel ribollire dell’immanenza e delle infinite possibilità del reale, come direbbe Filippo, filosofo errante della Casa, ha ripreso un nuovo corso.
Allora, vediamo un po’. La commissione Rodotà ha iniziato a lavorare sui “beni comuni” nel 2007. Nel 2008 ne ha dato una definizione, per un progetto di riforma costituzionale: «Cose che esprimon
o utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona». Intanto la rivoluzione neoliberista aveva seguito il suo corso. Il lavoro ridotto a precarietà e senza diritti, inserito in una catena del valore globalizzata. Analogamente il processo di lavoro, radicalmente trasformato dall’intelligenza artificiale e dalla cooperazione sociale che sottende. Non più la rigidità delle filiere, ma la flessibilità di nodi, flussi e logistica. Non più esclusione sociale, ma disuguaglianza come “motore dello sviluppo”. Non più sovranità popolare, ma una costellazione di poteri compiacenti, uno sovraordinato all’altro, impermeabili alla democrazia liberale, ostili alla democrazia diretta.
Contemporaneamente, come ogni cosa che richiama il suo contrario, i movimenti, con pratiche sociali e azioni non conformi, hanno rialfabetizzato la politica, in una sorta di Commissione Rodotà allargata. Nel 2011 c’è stato il Referendum per l’acqua pubblica promosso dal Forum Italiano dei movimenti per l’acqua. Nell’ottobre del 2013, partendo dai territori, l’opposizione sociale alle grandi opere e allo smantellamento dei diritti costituzionali, ha portato ad assediare alcuni ministeri di Roma decine di migliaia di persone, famiglie, attivisti. Era il momento più alto del ciclo di lotte per il diritto all’abitare. Nel 2017, 11 anni dopo l’apertura della Casa del Popolo Santa libera, l’associazione “Attuare la Costituzione”, in relazione stretta con i movimenti, ha riattualizzano i lavori della Commissione Rodotà. In molti consigli comunali si sono votate delibere, costituzionalmente orientate (art. 42 e 118), che hanno affidato alla cittadinanza attiva, come “beni comuni”, proprietà immobiliari rimaste prive di una funzione sociale.
La Casa del Popolo c’è ancora. Il “punto di aggregazione di iniziative politiche sociali e culturali, importanti per la nostra città”, c’è ancora. Ma più precisamente c’è, una imponente e complessa struttura edilizia, molto simile alle tante case/fabbriche che tuttora e con diversa funzione si affacciano lungo quella antica via cittadina. Il suo uso, ottenuto prima in locazione, e poi confermato con un acquisto imposto dalla proprietà, è gravato dalle rate di un mutuo bancario e dalle spese delle utenze. Sono 3500 euro mese, di cui 2500 appannaggio della rendita urbana. Un piccolo episodio di una generale messa a profitto dei suoli, che negli ultimi decenni, in sintonia con la rivoluzione neoliberista, ha fatto del “partito del mattone” il principale responsabile di innumerevoli devastazioni sociali e ambientali. La sottoscrizione a cui ho aderito finanzia le utenze. Per il mutuo, no grazie. Anzi, è venuto il momento di imporre alla banca la ricontrattazione del mutuo. Perchè la Casa del Popolo non è “ridotta ad un circolo Arci”, come ho sentito dire da Sergio, uno dei compagni della prima ora, ma è la rinascita della politica, quella che viene, quella delle comunità di cittadini liberi ed eguali che vogliono riappropriarsi, con la politica, della loro vita.
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