(di
Paolo Berdini* – Il Fatto Quotidiano) – Caro direttore, da
mercoledì scorso sono sottoposto a una criminosa macchina del fango
che non riuscirà a scalfire di un millimetro una vita dedicata alla
difesa della legalità e del bene comune. Una vita spesa in battaglie
che rifarei non cento, ma mille volte, per rendere le nostre città
più umane e giuste.
Oggi sono di fronte a un accanimento mediatico
senza precedenti. E c’è un perché: la posta in gioco è alta e si
chiama Stadio di Tor di Valle. Insieme a una complessiva azione di
rientro nella legalità che la giunta Raggi, seppur tra incertezze e
inadeguatezze, ha portato avanti finora.
1. Parto dalle incertezze e inadeguatezze che ho
più volte pubblicamente denunciato. Nessuno di noi pensava di dover
affrontare ostacoli così giganteschi. Eravamo stati messi
sull’avviso da una breve, quanto incisiva, relazione del prefetto
Tronca: assenza di regole nel governo del territorio, lavori pubblici
milionari affidati impunemente a imprese amiche. Ma la realtà è
stata superiore ad ogni previsione. Decine le deliberazioni avviate
in precedenza e viziate da pesanti ombre e interrogativi.