Le
famiglie
Sono
diciassette le famiglie, quasi tutte con minori in età scolare o
pre-scolare, che si sono sottratte “occupando” agli esiti
insostenibili di uno sfratto senza alternativa abitativa. Undici in
via Orfanotrofio e sei in via Allende. Con
un atto di disobbedienza civile, quindi con una pubblica assunzione
di responsabilità,
che è costata denunce e processi, hanno difeso la loro dignità e si
sono date condizioni di civile sopravvivenza. In questi due edifici,
di cui rivendicano con l'associazione il carattere di bene
comune, hanno
ricostruito la loro casa, cioè le relazioni necessarie
per soddisfare i loro bisogni primari.
Questa domiciliarità ricostruita è ancora esposta alle minacce di
sgombero e alle asprezze della precarietà economica e lavorativa. Le
stesse asprezze in cui si manifesta il bisogno abitativo
insoddisfatto di centinaia di persone/famiglie (sfratti,
coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni improprie). Questo
bisogno trova la sua notazione sociologica nelle graduatorie
dell'atc, affollatissime a mai esaurite (si aspettano
nella
prossima ottocento aspiranti assegnatari). Meno visibile è il
malessere che diffonde nel tessuto sociale insieme ad altri bisogni
negati. Ancor meno facile da decifrare, in questo momento di crisi
sociale, è il riflesso che questa sottrazione lascia nella coscienza
di chi la subisce. Da questo punto di vista, le diciassette famiglie
che “occupano” sono
una eccezione.