sabato 5 novembre 2016

CHI COMPRA CHI


Ancora una volta i giornali annunciano un possibile acquirente dell'edificio di via Orfanotrofio e ancora una volta la notizia è accompagnata dall'assoluto silenzio sulla presenza nello stesso edificio da dodici famiglie, che vi domiciliano da sei anni, dopo averlo “occupato” perché sfrattate senza alternativa abitativa.
Nel frattempo sono andate deserte due aste pubbliche, due sindaci hanno fatto pervenire una ordinanza di sgombero ciascuno, l'associazione che ha accompagnato le famiglie in questo percorso “fuori legge” ha aperto quell'edificio all'interesse della città. Così, decine di iniziative pubbliche condotte dal “collettivo della ex mutua” e dal Coordinamento Asti-Est hanno provato ad accreditare un progetto di recupero che tenesse insieme il diritto all'abitare delle famiglie “occupanti”, il proposito di sottrarre alla speculazione immobiliare un edificio di proprietà pubblica, l'idea di ricongiungere la storia dello stesso edificio alla “casa dei metallurgici” che era stato negli anni 20, prima che i fascisti decidessero di sottrarlo a quell'uso.
Tutte azioni che hanno mancato il loro scopo, non solo ignorate dagli enti pubblici, in primis l'Assessorato ai Servizi Sociali e la Questura, ma prese a pretesto per negare la legittimità della “occupazione”, contenerla nel recinto di una legalità senza principi, ridotta a puro riflesso d'ordine, impedire che le famiglie “occupanti” fossero riconosciute, attorno a quel progetto, un interlocutore collettivo, portatore di diritti di cittadinanza.

 
Intanto le famiglie, superando le difficoltà di dover comporre delle unità abitative in un edificio non residenziale, hanno fatto di necessità virtù, ricostruendo una domiciliarità perduta per ragioni di mercato, ricomponendo ogni giorno legami sociali minacciati dalla precarietà, i più giovani concorrendovi frequentando le scuole, tutti riconoscendo quell'edificio come la loro casa, la stessa casa in cui nel corso di questi sei anni sono state festeggiate cinque nascite.
Ignorare tutto questo, far finta che tutto questo non sia accaduto, in via Orfanotrofio e in altri tre edifici “occupati” della città, è da irresponsabili per non dire guardiani ottocenteschi del diritto di proprietà. E' ancora peggio intervenirvi ad personam, con criteri discutibili (esclusioni dalla graduatoria dell'emergenza, assegnazioni a prescindere dalla graduatoria Atc, mancata attribuzione del punteggio relativo alle condizioni abitative), quando la cosiddetta “emergenza abitativa” trova alimento in una crisi sociale che non accenna a finire e l'edilizia residenziale pubblica è ridotta a residualità, per volere di questo governo (vedi legge 40/2014).
Prossimamente (dicembre), quando la graduatoria dell'ultimo bando Atc sarà composta, in questa città ci saranno circa 700 persone/famiglie “aspiranti assegnatari” di una casa popolare, circa 60 famiglie in emergenza abitativa. Un bisogno abitativo che si confronterà con una offerta di case popolari pari a zero. A conferma dei giudizi su espressi.

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